martedì 27 gennaio 2015

A Lele...nel cammino




             Lettera a Lele Ramin a 30 anni dal martirio...Lele vive

   Lele! Fratello e amico nel cammino, ciao!

                La tua passione travolgente per Gesù di Nazaret, il Vangelo e i poveri continuano ad accompagnarmi alle porte del deserto, qui al nord-est del Ciad. Sono passati 30 anni da quel giorno, il 24 luglio 1985…a quel tempo ero un ragazzino di 12 anni con il testa il pallone e poco più…ma già la tua e nostra passione per la giustizia cominciava a bruciare dentro… 

Tu sei più che mai vivo, fratello, e cammini sulle mie e sulle tante gambe di chi ti ha incontrato sulla strada…penso a Teresa, Elianna, Lorenzo e tantissimi altri!

                Ti ho incontrato la prima volta nel volto di tuo fratello Fabiano e nel sorriso dI Cris, i tuoi “custodi” che il giorno della mia ordinazione e dell’indipendenza del Sud Sudan mi hanno prestato i loro piedi per rinfrescarli con acqua e profumarli…sono i tuoi piedi Lele, quelli di chi lotta, non si arrende e vuole andare avanti nonostante tutto…i nostri piedi, quelli di Gesù di Nazaret, da lavare, accarezzare…per rimettersi in cammino sempre…

                Ti ho sentito nella voce di tanti giovani che non ci stanno ad accontentarsi al sistema che uccide, che provoca i terrorismi, che alza il divario incredibile tra ricchi e poveri sulla terra! E i guasti del pianeta si vedono qui dove il deserto avanza, manca acqua per vivere, si fa la guerra per la terra! E si producono sfollati, noi ne abbiamo ancora 300.000 dal Darfur da ormai più di 10 anni! Senza che nessuno più ne parli! Chi si ricorda oggi del Darfur? Chi parla più del Mali o del Sud Sudan? E il Centrafrica? Molti non sanno neanche che è un paese, che c’è gente che ci vive…qualcuno pensa ancora che sia una zona più o meno non ben delimitata verso il centro dell’Afraica…anche gente colta Lele te lo assicuro! Ma non gliene frega perché interessa solo e fa paura l’Ebola… magari perché ne può riprodurre a fianco a casa i danni…il resto se non mi tocca che me ne frega? Ne sa qualcosa Elisa del gruppo dei giovani modenesi che sono venuti a trovarmi quest’estate..ho parlato loro di te, ti abbiamo ricordato…al ritorno è stata bloccata ad Istambul una settimana perché tutti avevano paura dell’Ebola..invece solo un po’ di febbre, un attacco di malaria quella che fa così paura vista da lì…a nord…ma tu sei a sud Lele, scusami, sei al fianco di tutti i “sud”del mondo…e oggi qui ti batti con noi a fianco dei rifugiati, della gente del sud che è “fuori sede” al nord in terra musulmana, dei ragazzi-bouviers, i piccoli pastori…qui ci aiuti a incontrarci con i musulmani, a “creare primavera” con loro, come ami tu esprimerti…chi lo sa, caro Lele, che Youssuf e Mohammad mi hanno invitato a prendere un the sulla strada a Oum Hadjer senza neanche conoscermi? Chi lo sa che Ousmane è venuto a portarci una tazza di latte di cammello appena munto a me e ai giovani di Parma la mattina presto mentre pregavamo le lodi al Dio della vita a fianco di un campo nomadi? Chi lo sa che Souade ha invitato a casa sua tutti i giovani italiani e ciadiani per conoscerci e parlare di islam, donne, libertà? Chi lo sa che Ahmat Abdelkerim, noto imam di Abéché, mi sta insegnando ogni mattina l’arabo letterario? Chi lo sa che madame Hajje confida in noi per mandare a scuola i suoi figli e scrivere un progetto per il gruppo delle donne vedove di cui è presidente? Dobbiamo farle sapere queste cosa al mondo di oggi Lele! Altrimenti si sente solo che tagliano teste agli occidentali in Iraq, che bombardano in Siria!

                Dobbiamo tornare Lele a riseminare speranza in un mondo che vogliamo radicalmente diverso..dobbiamo tornare a vivere sognando come ci hai sempre detto! E allora sotto, non c’è tempo da perdere: abbiamo il Foyer dei giovani, il centro culturale da rimettere in sesto, le comunità cristiane ci aspettano per le visite..domani Tine al confine con Darfur…comunità bellissima che ha resistito per 6 anni senza visita di un prete! Poi Bahai dove i cristiani sono solo 9 dentro all’oceano musulmano ma resitono (dove due o tre sono riuniti nel mio nome…), poi Am-Jarass la città del presidente megalomane che vuole fare di un villaggetto nel deserto la nuova capitale…tentazione di grandezza anche per la comunità cristiana che vuole farsi costruire una megachiesa…ma non ci sarà una terza possibilità: o i soldi o il Vangelo! Poi abbiamo l’Assemblea generale con tutti i rappresentanti delle comunità…il primo evento di questo tipo per noi…padre Gerrry, gesuita che lavora con i rifugiati ci aiuterà nel ritiro e poi ci confronteremo, Lele, anche duramente se serve ma con il desiderio di camminare insieme…poi l’inizio della cellula Caritas con il lavoro da fare in prigione, malati di Aids, famiglie in difficoltà, donne musulmane con handicaps, vedove, bambini di strada…poi vogliamo aprire una transmissione in radio per far posto al Vangelo in terra d’Islam..imporlo? Ci insegni tu Lele che si propone qualcosa di così bello come la Bella Notizia! Mai imposta, mai gridata…sempre proposta, con franchezza, audacia e decisione..anche coraggio ma senza violenza, superbia, senza sentirci migliori…poi finalmente la Comissione Giustizia – Pace – Islam che vuole lavorare per l’incontro e l’indagine sui problemi veri del nostro paese e della nostra terra…senza paura! Poi la formazione biblica, il lavoro con i giovani, la fine dei lavori per l’hangar, il capannone all’aperto che sarà chiesa, ma anche luogo di concerti, feste, riunioni…uno spazio per sertirsi “a casa”…può bastare Lele? Ci dirai tu la strada perché è certo che sarà dietro il Galileo e allora andremo bene e sicuri…chiedendo perdono ad ogni passo falso, ricominciando, rialzandoci dopo le cadute, puntando all’essenziale, con il divieto di scoraggiarci! Qui non si può, sempre avanti e sempre oltre!

                Il programma di fondo? La tua frase, Lele, la più bella che ancora mi fa venire i brividi mentre scrivo: “La mia vita vi appartiene, vi appartenga anche la mia morte!”…così è la missione, questione di appartenenza ad un popolo…vita e morte per loro, fino in fondo?

                Il segno che ci accompagna? Il tuo più bello Lele, la tua più vera risposta ad ogni difficoltà, scontro, delusione, un abbraccio!

Ciao Lele, fratello nel cammino…dai la tua carica a Cris adesso e a tutti coloro che lottano per andare avanti, per un mondo migliore, per la fame e sete di giustizia appassionati con cui ci hai contagiato!
Portaci al cuore di Dio, al tuo cuore…non credo ci sia differenza…

Tuo sempre
Fratello e amico nel cammino
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martedì 13 gennaio 2015

La cena di Natale




Mentre nel mondo si combatte e ci si divide sempre più qualcosa di nuovo cresce nella piccola Tine, in arabo “fango”, al confine col Darfur.

            Mentre arrivano notizie terribili dalla Nigeria dove il villaggio di Baga è stato completamente distrutto con un sacco di morti e tanti sfollati che hanno raggiunto il Ciad attraverso il lago, qualcosa di così normale avviene nella notte di Natale.

            Mentre nel mondo arrivano notizie di attentati in Francia, di provocazioni pesanti (Io non sono certo Charlie!), di risposte criminali qualcosa di bello succede tra musulmani e cristiani alle frontiere del mondo.

            Qui dove nessuno o quasi se ne frega di questa gente (il petrolio è a sud) il 24 dicembre arrivo con un equipe di una sorella indiana, Nisha, e due giovani laici, al villaggio di Tine dove ci aspetta la comunità cristiana per celebrare il Natale. Prima della celebrazione andiamo a trovare l’imam della grande moschea che già avevo conosciuto come un uomo molto aperto e semplice. IL suo nome: Adam Abdallah Moussa. Ci accoglie con grande gioia. Parliamo in arabo tutto il tempo e beviamo insieme il the. Ci fa delle domande sul cristianesimo senza mai entrare in polemica. Ci mostra il Corano e tutti i suoi libri. Per rispondergli a certe domande facciamo ricorso alla sua Bibbia in arabo che la comunità cristiana di Tine gli ha regalato. Scherza con Suor Nisha dicendole che la prenderà come quarta moglie. Poi insiste che restiamo perché in cucina stanno preparando la carne per noi. Siamo di fretta però perché la gente ci aspetta per la Messa…e allora ecco la proposta. Torniamo dopo! Così andiamo a celebrare con una gioia enorme la Messa della veglia, verso le 18. I canti e le danze invadono la piccola cappellina di Tine. Alle 20.30 torniamo dall’imam. Ci sediamo sulla stuoia e via che attacchiamo la carne assieme con le mani. Lui è felicissimo..mi invita a venire da lui nel periodo del Ramadam per accelerare con l’arabo letterario. Colgo la palla al balzo e già mi sto organizzando. Nisha è felicissima, Pierre e Gael non ci credono e anche Ange, il responsabile della comunità cristiana è soddisfatto. Un Natale così non lo avevamo ancora fatto.

            Ci salutiamo e ci abbracciamo dandoci appuntamento a presto…sperando che tanti altri nel mondo possano celebrarlo così…

            Mentre il mondo si incattivisce sempre più in un piccolo angolo remoto del mondo qualcosa di nuovo si prepara…

            Ma Dio non aveva forse fatto così un giorno cominciando dalla Galilea delle genti?