lunedì 17 novembre 2014

Francis




Lo incontro a inizio giugno nel cortile della nostra missione. Addosso una maglietta, un paio di pantaloni e ciabatte infradito. Una sportina di plastica in mano per mettere i pochi abiti che ha con sé. Si presenta: viene dalla Liberia ed è un profugo di guerra rifugiato in Costa d’Avorio. Credergli al volo? Perché no?

                Chiede lavoro e non soldi. Gli chiedo allora di pulire un po’ il cortile e si mette in moto con molto amore e pazienza. Fa un lavoro impeccabile e ringrazia per quello che gli do senza contrattare. Gli chiedo allora di tornare il giorno dopo e alle 5 del mattino si ripresenta. Pulisce altri locali e poco alla volta si conquista la fiducia e l’affetto di tutti. Lavora con noi per 6 mesi e diventa un pilastro insostituibile nella costruzione dell’hangar, il capannone all’aperto per le celebrazioni, teatro, concerti. E’ il primo che arriva al mattino e l’ultimo ad andarsene…fa colazione con un pezzo di pane e non fa mai una pausa…non perde tempo e siamo noi ad invitarlo a riposarsi e a riprendere le forze. Un giorno viene al lavoro con la febbre a 38! Un colpo di malaria che lo stende. Ma lui vuole continuare a lavorare. Devo impormi per mandarlo a casa e per curarsi.

                Quando lo pago alla fine della settimana ringrazia tantissimo e mi dice sempre “Il Signore ti benedica”. Di solito viene alla messa la domenica. Ma a volte la stanchezza della settimana prevale. Diventiamo amici e quando il lavoro finisce sto male all’idea di lasciarlo andare senza niente. Gli cerco un altro lavoro con degli amici ma lui vuole rientrare al paese…ora ha messo via i soldi per il viaggio e prova l’avventura del ritorno passando dal Niger e dal Burkina Faso. Quando gli do gi ultimi soldi e un nostro regalo per il viaggio mi dice: “Grazie padre, mi hai salvato”…in cuor mio dico a Dio “sei tu che salvi”.

                Provo a spiegargli che ci sono troppi rischi a tornare in Liberia per via dell’Ebola…ma la voglia di rivedere la sua famiglia è più forte di tutto! Lo mettiamo sulla macchina del Vescovo, in visita da noi in quei giorni, fino a Mongo, a metà strada tra Abéché e N’Djamena. Il primo tratto del lungo viaggio è gratis..ma il lungo che resta?

                Ci abbracciamo e lo affido al Dio della Vita. Ciao Francis, uomo buono e vero…ci incontreremo ancora un giorno…inshallah