lunedì 12 novembre 2012

Madjeudal



La incontro sulla strada la domenica mattina presto. Verso le 6. Sono
in macchina e corro al villaggio di Bekourou dove la comunità
cristiana mi attende per la messa e per la festa del raccolto. Sono in
ritardo e spingo un po’ sull’acceleratore. Poi all’improvviso, nel
villaggio di Gormo, vedo una bici al centro della strada. Suono per
lasciarmi passare. Madjeudal prova a farsi da parte ma c’è troppa
sabbia e cade. La riconosco subito. Scendo e la aiuto a rimettersi in
piedi. La saluto e lei è felice di sentire pronunciato il suo nome. Mi
sorride con il suo sguardo timido. E’ la responsabile della corale di
Satayan, una piccola comunità cristiana. Il suo nome vuol dire in
lingua Mbay “il bene resta sempre”. Tutto un programma. In linea con
il Vangelo!

E’ in viaggio per venire alla festa del raccolto dove tutti i
cristiani contribuiscono, con una parte del raccolto, alla vita di
tutta la comunità cristiana. E’ carica da far paura: dietro, sulla
bici che non sta in piedi (manubrio a pezzi e freni inesistenti), ha
caricato un sacco di arachidi che faccio fatica a prendere in mano.
Mettiamo tutto sulla macchina e partiamo assieme verso la festa. Lei è
felice che non smette di sorridere. Il suo velo coloratissimo, che le
copre la testa, è mosso dal vento. Ma lascia trasparire i suoi bianchi
denti che si rallegrano di uno sforzo in meno da fare.
Arrivati a destinazione scendiamo la bici e il sacco. Poi via alla
messa: tre ore di canti, danze, benedizione dei catecumeni (coloro che
si preparano al battesimo) e il saluto. Annuncio alla gente che a fine
anno parto da Moissala per studiare l’arabo e andare a lavorare al
nord, ad Abeché. La gente sorride. Qualcuno mi dice: “Ti abbiamo
formato noi e ora te ne vai!”. “ E’ vero” rispondo “ora vi appartengo
ed è bello che facciate di me un dono ad un'altra comunità ancora più
isolata, ai margini del deserto, dentro il mondo islamico”. Si
possiede solo ciò che si dona. Il resto ci possiede.

Madjeudal sorride ancora. Lei dal volto bellissimo, la lunga gonna
rossa, la maglia gialla e verde e il velo coloratissimo che portano le
donne arabe. Un presagio per la mia nuova missione. Lei che, nel suo
piccolo, cammina a testa alta verso l’avvenire di un paese che ancora
stenta a decollare. Lei che, giovanissima e con già due figli,
contribuisce con tutto quello che è e che può alla vita di una
comunità cristiana piccola, fragile, tipo quelle degli Atti degli
apostoli. Lei che porta in sogno un oggi diverso per i suoi figli, la
nostra Chiesa e il nostro Ciad. Il domani è ancora troppo lontano e
troppo un lusso da ste parti.

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