lunedì 24 settembre 2012

Tempo di raccolto



E’ grande festa nei campi attorno a Moissala. I contadini cantano di
gioia al raccolto di mais e arachidi. La fame è scongiurata
quest’anno, anche se le piogge troppo abbondanti  minacciano il miglio
e quanto resta della speranza. Le famiglia si organizzano: chi nei
campi che raccoglie, chi fa la guardia la notte sui covoni con stuoia
e coperta, chi con le carrette e i buoi trasporta i sacchi a casa o al
mercato dove è un esplodere di movimenti, urla, sacchi, biciclette,
gente dappertutto.

Grandi teloni vengono sdraiati in ogni angolo delle case e del mercato
per fare seccare le arachidi e il miglio bianco, in modo da poterlo
poi mettere in magazzino. Gli arabi, abilissimi nel commercio, si
danno da fare come matti per acquistare e rivendere. E’ il lavoro dei
“Musso”, di coloro che non perdono l’occasione per fare affari.
Solidarissimi tra di loro, si aiutano a vicenda e fregano i nostri
contadini, incapaci di organizzarsi in gruppi e cooperative. Così
facendo i poveri vendono un sacco alla volta e non hanno potere
contrattuale. Li frega la gelosia e se possono si fanno le scarpe gli
uni con gli altri. La “guerra dei poveri” insomma. Quante volte ho
chiesto alla nostra gente: “Perche non ci organizziamo e lavoriamo
insieme come una cooperativa di produzione e commercializzazione?”. La
risposta è sempre la stessa: “ Se facciamo così c’è sempre qualcuno
che vuol fare il furbo, che frega gli altri e si mangia i soldi”. E
poi si chiamano tutti fratelli…purtroppo dalle nostre parti quello che
è di tutti finisce che non è di nessuno e allora qualcuno vuole
metterci le mani sopra. Ma vedo che non è molto diversa la frittata in
giro per il mondo…

Intanto le feste e le danze si moltiplicano nei campi la sera. Al
suono dei tamburi si balla sul raccolto. Le piroghe attraversano il
fiume cariche di sacchi che arrivano dai villaggi. Al mercato tutti
sgranocchiano arachidi fresche e pannocchie di mais ben rosolate al
fuoco. Ma l’incubo-allevatori è alle porte. I buoi dei nomadi sono
tutti attorno che minacciano di entrare e rendere vano lo sforzo di un
anno intero di lavoro. A Dakou ho visto con i miei occhi pochi giorni
fa le mandrie entrare tranquillamente a mangiare cotone, fagioli e
miglio. Il clima resta comunque teso dappertutto. Anche a Silambi, nel
nostro Centro di Formazione dei leaders delle comunità cristiane di
base, si avvicina il raccolto. E la notte i nostri uomini girano per i
campi con le torce per difendere i campi.

Il sonno è poco, la gioia è tanta e la paura dietro la porta. Si
tratta ancora e sempre di sopravvivenza. Basta un niente e si è già
nell’urgenza. Una malattia, la morte di un familiare, un campo
devastato, troppa pioggia, un infortunio sul lavoro, una casa che
crolla sotto l’acqua e il vento e tutto va a rotoli. La vita procede
tosta come sempre. E come sempre si vive attimo per attimo,
ringraziando, oggi, di esserci. Domani è sempre un lusso…

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