lunedì 10 settembre 2012

In foresta, la notte



Sabato pomeriggio, ore 16. Partiamo da Moissala con Robert, uno dei
responsabili della comunità cristiana, per raggiungere il villaggio di
Sanodjo, dove la gente ci attende tra danze e canti. Si sono
risvegliati, hanno costruito una bella capanna che è diventata il
centro di ritrovo e di preghiera della comunità. Celebriamo insieme
l’Eucarestia e la gioia di rimettersi in piedi, dopo anni di cadute e
fatiche.

Il tempo di mangiare insieme polenta e pesce, di invitare Didier ad
accompagnarci e via verso il villaggio di Koudoti, a 30 chilometri.
Intanto però è calata la notte e non è prudente mettersi in viaggio,
anche perché i nuvoloni e i lampi si avvicinano. Ma ci proviamo. Dopo
pochi minuti la pioggia torrenziale ci prende in cammino, la strada
sterrata è completamente allagata, in certi tratti il Toyota sembra
non farcela. Ostinati andiamo avanti. Quasi non si vede la strada e
l’acqua ci entra dentro anche perché i finestrini vanno abbassati un
po’ per non far appannare i vetri.

Passato il villaggio di Dakou, il motore comincia a dare brutti
segnali. Un rumore fortissimo nelle turbine, il fumo che sale. Non ci
resta che fermarci, in piena notte, in foresta. Quella che in stagione
secca è savana si trasforma in un crescendo di vegetazione in stagione
delle piogge. Non si riconoscono quasi villaggi e strade, talmente le
erbe e le piante esplodono!

Non sappiamo che fare, stretti in tre dentro la cabina. Preghiamo e
cantiamo…poi la pioggia lentamente si allontana e, dopo qualche ora,
il motore sembra tornare alla normalità. Didier si fa a piedi il
tratto di strada che ci separa da Dakou. I nostri amici della comunità
cristiana ci preparano così l’alloggio di fortuna per passare la
notte. Riusciamo a riportare la macchina in salvo e dopo un the caldo
andiamo a letto. Il mattino è un fiorire di sole e di uccellini che
cantano i salmi della creazione. Ascoltiamo alla radio le notizie
dall’Africa: arriva alle nostre orecchie che l’ex dittatore ciadiano
Hissene Habré sarà giudicato in Senegal a fine anno. Finalmente! Erano
anni che la giustizia attendeva. E le famiglie delle vittime di 80.000
persone innocenti trucidate tra il 1982 e il 1990 esultano. I nostri
amici di Dakou ci raccontano delle loro fughe in foresta per sfuggire
al massacro e dei tanti giovani, accusati di essere ribelli, torturati
nelle prigioni, arruolati forzatamente nell’esercito regolare o fatti
sparire! Dura storia che lascia ancora il segno nel Ciad di oggi…

Riprendiamo il cammino. Il motore sembra asciutto e ci conduce a
destinazione. Anche stavolta, con l’aiuto di Dio e della nostra gente,
ce l’abbiamo fatta. La missione continua…

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