giovedì 23 agosto 2012

Capolavori dell'arrangiarsi




In lingua Mbay si dicono nge ndur. Coloro che si arrangiano. Che si sbattono per qualcosa da mettere sotto i denti. Con i loro mille difetti sono i miei altari, il mio incontro con il Dio della strada. Coloro per cui vale la pena restare qui. I primi della classe di una religione universale che non ha confini, perché mette l’uomo e l’umano al centro. Chi vuole conoscere Dio qui non sbaglia.
Ve ne presento alcuni: ma sono in tantissimi a Moissala.
Lazare fabbrica i mattoni al fiume e ritorna la sera trascinando le gambe. Ora in stagione delle piogge lo trovo al mercato a caricare sabbia.
Ndako lavora il legno e non perde un colpo. Il tuo atelier è aperto da mattina a sera e con due piccoli aiutanti prepara mobiletti, ante di armadi, porte e finestre.
Haroun ha messo in piedi da poco un piccolo spazio dove ripara le gomme delle poche macchine e camion che circolano. Con un piccolo gruppo elettrogeno e compressore fa rapidamente un lavoro che prima costava la fatica indescrivibile di pompare a mano.
Justin salda di tutto. Lo trovi alle prime luci dell’alba al suo posto sempre col sorriso sulle labbra. Non è attaccato ai soldi e con i suoi clienti accetta pagamenti a rate. Uno dei pochi.
Neloumta arriva dai campi con pomodori e insalata da vendere. Tutto il giorno al mercato, seduta ad attendere poche monete che fanno la differenza.
Abel “Douze” ripara le gomme delle biciclette e di tanto in tanto va a vendere frutta e verdura in Centrafrica. SI spara 70 chilometri al giorno pedalando.
Samuel “Koss” seduto sulla sua carrozzina da una vita vende sigarette all’angolo del mercato. Piccoli ricavi ma indispensabili per un piatto d polenta.
Pauline prepara la “Bili Bili”, la bevanda tradizionale a base di miglio fermentato e passa la giornata sotto l’albero con il mestolone per servire i clienti seduti attorno sulle panche.
Rosalie, seduta a terra e paralizzata da una vita vende su un tavolino davanti a casa un po’ di sale, arachidi e fagioli.
Ousmane zoppicando vistosamente corre a destra e sinistra per riparare gruppi elettrogeni e altri macchinari.
Jean, unico meccanico per le macchine, malato di Aids e di alcol, è sempre disponibile per prendere gli attrezzi del mestieri e mettersi in opera.
Inua mi sorride sempre e mi chiama per due chiacchiere in arabo. Attende clienti davanti al suo negozietto di apparecchi elettronici.
Mohammed con una macchina vecchissima e devastata da chilometri, fango e polvere traghetta la gente verso Nord.
Wakoutou e Laurant col badile in mano costruiscono case e muri.
Luisa, Alissa “Mbur pukete”, Jacqueline hanno le mani da contadine, con dita che sembrano salami. A forza di usare la falce e di stracciare le erbacce.
Ognuno con la sua storia. Durissima. Che si arrangia come può. Con quell’incontenibile e folle voglia di andare avanti nonostante tutto. 
Perché la vita davvero vale la pena osarla!

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